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Data Manager “Virtualizzare il Personal Computer”
vitualizzare il personal computer

A TUTTO … AAS
Secondo Mare Richard di ECS, non ancora entrato nell’uso corrente, ma ormai già abusato, il concetto di SaaS (Software-as-aService) è presente in tutte le riviste, mentre la moda “aas” viene associata a tutte le tecnologie:
dopo l’HaaS (Hardware-as-a-Service), si parla ora di IaaS (Infrastructure … ), di PaaS (Platform … ) o di APaaS (Application Platform-as-a-Service). Per contro, sta emergendo il cloud computing che potrebbe rivoluzionare l’approccio legato alla messa a disposizione delle infrastrutture. In effetti, ogni giorno assistiamo al fiorire di una moltitudine di offerte di “servizi” che hanno in comune il fatto di consentire a un’azienda o a un utente di disporre di una funzione o di una “utility” non più attraverso l’utilizzo di un’apparecchiatura (hardware o software), ma tramite un servizio che gli viene reso. «La differenza essenziale tra il cloud computing e le “aas” – puntualizza Richard – riguarda la condivisione delle risorse e, in particolare, la potenza di calcolo o lo storage. Laddove le risorse vengono condivise in modalità “aas”, queste ultime risultano “globalizzate” in ambito cloud computing per essere successivamente partizionate allo scopo di beneficiare di una potenza superiore a quella di cui si usufruirebbe in modalità individuale. Poiché questo modello è ancora estremamente recente, il   lativo business model non sembra ancora perfettamente chiaro. Ognuna di queste soluzioni rimane intrinsecamente efficace e può rispondere a necessità diverse in momenti differenti. Prima di cedere alla moda del tutto “aas”, è quindi essenziale accertare la coerenza tra aspetti economici e operativi del modello scelto e, soprattutto, misurare l’impatto sull’organizzazione». Sempre più aziende, ci assicura Fabrizio Falcetti di Fujitsu  Technology Solutions, annunciano collaborazioni che mirano ad accelerare la distribuzione di soluzioni di desktop virtuali e a rendere queste tecnologie sempre più semplici e convenienti per i clienti. Circa un anno fa,  anche Fujitsu ha siglato un accordo con Citrix per creare sinergie in grado di aiutare le aziende a ridurre i costi e le complessità legate all’implementazione di infrastrutture desktop virtuali per ambienti enterprise.

DISTINGUIAMO
«Parlando di desktop virtuale già oggi sono possibili tutte le integrazioni disponibili su un classico Pc – ci assicura Dario Bellolli di IBM -. Se invece parliamo di integrazione con le applicazioni/servizi offerti all’interno  dell’azienda dobbiamo distinguere tra le soluzioni indirizzate al “mercato consumer” e quelle al “mercato enterprise”: è proprio in queste seconde che i provider devono prevedere i necessari meccanismi per raggiungere un buon grado di integrazione, rendendo quindi possibile l’interoperabilità tra ambienti “in cloud ” e il proprio ambiente privato».

«L’attuale offerta vede grandi player nazionali e internazionali offrire spazi elaborativi all’interno delle loro lt farm – sottolinea Giuseppe Nocita di Pipeline -. Sono comunque ricorsi storici che non rappresentano per ora una alternativa strettamente misurabile sul piano dell’opportunità economica. Un’offerta che consenta oggi di confrontare quale cloud rendere centrico rispetto alle applicazioni core non è semplice e il mutevole scenario non aiuta. Il cloud visto come data center privato è quello che oggi consente maggior potenzialità di risultato. Non è da escludere che componenti di cloud pubblici su servizi corporate possano essere vantaggiosi. Un tipico esempio è rappresentato da servizi antispam centralizzati come Google Postini o Symantec Antispam premium con Brightmail».

«VMware – sottolinea Dario Regazzoni – e il suo vasto ecosistema di provider di servizi cloud sono in grado di fornire un’ampia gamma di opzioni VMware Virtualized, che spaziano dalle infrastrutture on demand e i modelli con pagamento basati sul livello di utilizzo fino agli ambienti per la produttività di classe enterprise.

L’Api vCloud consente alle aziende di creare cloud privati basati sulla tecnologia VMware. Nell’ambito delle offerte di cloud pubblico, i provider di servizi possono creare portali “lnfrastructure-as-a-Service” con  un’interfaccia standard e uniforme. Gli lsv possono semplicemente predisporre appplicazioni esistenti o nuove da implementare in cloud privati o pubblici o da migrare incloud ibridi. L’Api vCloud è un’interfaccia che consente di fornire e utilizzare risorse virtuali nel cloud e permette di implementare e gestire carichi di lavoro virtualizzati nei cloud privati o pubblici, supportando l’interoperabilità tra i cloud. Questi carichi di lavoro sono strutturati come vApp, ossia soluzioni software pre-costruite ottimizzate pei- il cloud, costituite da più macchine virtuali raggruppate in una singola entità. L’Api vCloud consente di caricare, scaricare, creare istanze,  mplementare e utilizzare le vApp. L’Api vCloud utilizza più server vCenter per rendere accessibili le risorse virtuali disponibili, offrendo in questo modo la scalabilità necessaria per i carichi di picco o il disaster recovery negli
ambienti cloud».

«Le aziende, principalmente di grandi dimensioni,  utilizzano sempre più non solo le informazioni relative alla propria realtà, ma soprattutto quelle reperite e inerenti alla realtà esterna, che appaiono però in modo destrutturato – interviene Antonio Latela, business development manager di Tieto (www.tieto.it), attiva anch’essa nel settore dei servizi gestiti e nell’application management. Tutti i contributi devono poi essere coagulati in un’informazione complessiva, sulla base delle esigenze che hanno spinto alla ricerca. Si tratta di passare dalla ricerca di singoli contributi a una ricerca complessa, in grado di fornire una visione completa  sull’informazione. La tecnologia esiste, ma è ancora presto per implementare una piattaforma di Eim, anche se i grandi motori di ricerca stanno lavorando in questa direzione ed è stata già superata la fase embrionale».

Le funzioni di Document management nelle suite Ecm «ricopriranno sempre più un ruolo centrale – sostiene Giuseppe Nocita, amministratore delegato di Pipeline  (www.pipeline.it) . Non penso che quello a cui assistiamo sia una trasformazione da Ecm a Eim nel senso di far evolvere la Business intelligence  e l’Enterprise content management verso un’unica soluzione Eim. Le due piattaforme sono legate a dati strutturati e destrutturati rispettivamente e debbono essere aggregate per una navigazione più completa possibile dei contenuti. I soggetti coinvolti sono essenzialmente gli “information worker”, i primi a sentire l’esigenza di aggregazione di dati eterogenei». Inoltre, spiega Nocita, «la gestione del flusso documentale, approvativo e conservativo, ha grande rilievo e ci si può quindi aspettare una convergenza di funzioni di Dm in soluzioni Ecm».

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